Il lago di Pignola fu una preziosa fonte di integrazione alimentare per le popolazioni del luogo. A dimostrarlo troviamo delle vecchie mappe, contratti di pesca e le notizie relative all’impiego di prodotti naturali del luogo. Nel corso del tempo dal XVII al XIX secolo, storici e storiografi ci hanno tramandato diverse descrizioni paesaggistiche del quadro bucolico della zona. Cenna, G.B. Pacichelli e S. Biase Antonini incentrarono le loro ricerche sull’attività della pesca, mentre L. Giustiani analizza questa attività come una fonte di commercio e di sopravvivenza pur riconoscendo la mancanza di una rete viaria interna tale da permettere gli scambi con i paesi limitrofi.
La questione relativa al godimento dei diritti sul lago di Pignola, provocò una serie di contese amministrative tra Opere Pie, Comune di Pignola, cittadini ed ex baroni. Nel 1800 G. Murat, emana delle leggi sulla ripartizione dei beni demaniali per cui viene inviato un incaricato di nome Pasquale Sarno per sciogliere le vicissitudini legate alla proprietà del lago di Pignola, al suo utilizzo e ai primi propositi di bonifica. Il lago era tenuto in modo inappropriato dal Comune di Pignola e dall’ex barone, ovvero dalla massa dei creditori “Banco Ave Gratia Plena” di Napoli. Tra queste due figure c’era anche un’accesa discordia per la proprietà del lago stesso dove ognuno di loro rivendicava i propri diritti di pesca. L’incaricato poneva vari interrogativi relativi al disseccamento del lago ed ai relativi vantaggi di sfruttare quel terreno a livello agrario, ma vi era il problema legato al costo della bonifica in quanto non vi era riconosciuta un’effettiva figura proprietaria del bene. Il primo atto di concessione di fitto del diritto della pesca del lago risale al 1811 ed era di durata triennale. Il pescato poi veniva venduto nella piazza pubblica del paese. In quello stesso anno il sindaco, Vignola Rocco Donato Bruno, poneva la questione dell’esalazioni insalubri emanate dal lago che potessero contaminare i territori vicini ed il comune stesso in quanto si verificò un’epidemia che portò alla morte di 500 individui. Era intenzione del sindaco una bonifica integrale del lago che scongiurasse allo stesso tempo la minaccia di eventi pestiferi e malarici ed inoltre trarre dai terreni bonificati, destinati a fini agricoli e produttivi, nuove entrate attraverso il fitto di questi ultimi. Questi provvedimenti non vennero poi messi in pratica a causa della mancanza di fondi e delle dispute sulla proprietà del lago. Fino a quando, nel 1834, il barone Lombardi acquistò dall’ex “Banco Ave Gratia Plena” di Napoli, tutti i loro possedimenti e le entrate tra cui il lago della terra di Pignola. In seguito all’accordo firmato da Lombardi e il comune di Pignola, vennero assegnati a Lombardi il diritto di pescagione, mentre al comune lo sfruttamento delle risorse circostanti al lago. L’unità d’Italia comportò l’automatico passaggio dei beni demaniali dai vecchi stati al nuovo Regno. Agli inizi del 900, il lago, era meta di passaggio del percorso di transumanza; durante la festività della Madonna degli angeli, questo diveniva fonte di occasioni economiche e scambi commerciali per i pastori. Durante il ventennio fascista iniziò il processo di bonifica, infatti vennero costruiti alcuni fossi drenanti che convogliavano le acque piovane e sorgive nel lago per poi scaricarle in un affluente del fiume Basento. Gran parte dei terreni limitrofi vennero coltivati e venduti ai contadini; altri invece furono acquistati da nuovi proprietari. Ormai il lago viene visto non solo in termini di utilizzo, ma anche sotto un punto di vista naturalistico. Una prima descrizione della flora e della fauna infatti risale al 1934 ed è ad opera di Orazio Gavioli che stimò la presenza di circa 349 specie di vegetazione divise in 4 importanti famiglie: arbustiva e arborea; lacustre; palustre e prativa. Meritano un occhio di riguardo le specie vegetali protette presenti in questa area: le orchidee spontanee (80 specie diverse); troviamo inoltre una specie a rischio di estinzione come l’aldrovanda (Aldrovanda vesciculosa) e il giaggiolo acquatico. Alcune delle varie specie presenti sono: salice bianco; pioppo nero; canna palustre; giunco; tifa; lingua d’acqua. Molto ricca è la fauna, dove troviamo: uccelli; anfibi; rettili; insetti; pesci e mammiferi. Nel 1970 il Consorzio del nucleo Industriale di Potenza progettò la realizzazione di una struttura utile all’approvvigionamento e all’utilizza delle acque per i fabbisogni industriali delle fabbriche del piano di Tito. A questo progetto si opposero le associazioni ambientaliste, sindacali e culturali che vedevano in questo piano di lavoro una possibile fonte di degrado e alterazione dell’oasi faunistica. Il Consorzio affidò la gestione naturalistica dell’Oasi al WWF. Successivamente ha provveduto a realizzare una serie di opere ovvero la realizzazione di due zone umide, un centro visita, diversi camminamenti e capanni per l’osservazione di specie volatili (birdwatching), un’area di sosta e pic-nic con parcheggio per gli autoveicoli e lungo il perimetro esterno una pista ciclabile. Per quanto riguarda la Riserva Regionale OASI WWF Lago Pantano di Pignola, l’anno di nascita risale al 1984. La sua funzione è quella di tutelare quest’area di notevole interesse pubblico e naturalistico. L’area del lago si è trasformata in base ai vari cambiamenti ambientali che si sono susseguiti nel corso del tempo; inserito inoltre nel circuito dei parchi, delle riserve ed aree protette regionali che fanno parte della vasta area Sellata- Volturino. Grazie alla presenza e ai servizi offerti dalle attività che troviamo nelle vicinanze del lago, è possibile godersi il paesaggio percorrendo il suo perimetro, attraverso una pista ciclabile, usufruendo di mezzi messi a disposizione proprio da queste. In seguito, per collegare il paese alla zona del lago, è stata strutturata un nuova pista ciclabile che un tempo era il vecchio tratto ferroviario. Nulla è più piacevole e rilassante di una bella passeggiata lungo il lago Pantano con il paese a fargli da sfondo e le bellissime montagne a fargli da cornice. Filomena Spagnuolo & Francesca Santarsiero